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IL 1929: UNA SVOLTA ECONOMICA E SOCIALE
Grande Depressione Espressione con cui si designa la crisi economica mondiale innescata dal crollo della Borsa di Wall Street a New York nell'ottobre del 1929 e protrattasi per tutti gli anni Trenta.
LE PREMESSE DI UNA RECESSIONE MONDIALE
Le cause del fenomeno furono molteplici. Durante gli anni Venti negli
Stati Uniti si era verificata una straordinaria crescita finanziaria e
speculativa accompagnata tuttavia da un forte indebitamento degli agricoltori,
esposti alla concorrenza europea dopo la ripresa postbellica.
La brusca caduta delle quotazioni azionarie di Wall Street del 1929 provocò una serie di reazioni a catena. Le banche americane cominciarono a esigere la restituzione dei prestiti esteri, mentre sempre più numerosi clienti cominciarono a ritirare i loro depositi, provocando così il collasso di molti istituti di credito. La mancanza di liquidità comportò una drastica riduzione degli investimenti nell'industria e una contrazione della domanda di prodotti industriali e agricoli. Ciò indusse un'ulteriore contrazione del mercato creditizio, tanto che nel 1932 gran parte delle banche degli Stati Uniti erano fallite.
IL FENOMENO DELLA DISOCCUPAZIONE
La spirale della crisi portò con sé una disoccupazione di massa senza
precedenti: 14 milioni di disoccupati negli Stati Uniti,
GLI EFFETTI POLITICI DELLA CRISI
Le ripercussioni politiche della crisi furono dirompenti. In generale
l'uscita dalla recessione fu accompagnata da politiche protezionistiche e di
intervento dello stato nell'economia. Negli Stati Uniti ciò coincise con
l'elezione alla presidenza di Franklin Delano Roosevelt e l'avvio del New Deal
nel
IL CROLLO DI WALL STREET
Crollo della Borsa valori avvenuto
negli Stati Uniti d'America nel 1929. Nel
IL NAZISMO
Repubblica di Weimar Regime politico
vigente in Germania dal 1919 fino all'avvento al potere di Adolf Hitler nel
1933. Prese nome dalla città di Weimar, in Turingia, dove si riunì l'Assemblea
nazionale costituente incaricata di elaborare l'ordinamento costituzionale
della Repubblica tedesca proclamata il 9 novembre 1918, dopo l'abdicazione
dell'imperatore Guglielmo II. Insediata il 6 febbraio
I PROBLEMI POSTBELLICI
Gli esordi della Repubblica di Weimar furono travagliati. Dalla fine
della prima guerra mondiale
IL CROLLO
Il principale beneficiario politico della crisi fu il Partito nazionalsocialista di Adolf Hitler.
I fragili equilibri appena raggiunti furono sconvolti dai contraccolpi
della Grande Depressione economica mondiale del 1929, che produsse in Germania
quasi sei milioni di disoccupati e radicalizzò la vita politica e sociale del
paese. Nel 1930 Hindenburg nominò cancelliere l'esponente cattolico moderato
Heinrich Brüning, che avviò una politica di drastici tagli alla spesa pubblica.
Questa, mentre consentì di porre fine all'annosa questione delle riparazioni di
guerra, inasprì la già grave crisi economica della Germania, creando, dopo le
dimissioni di Brüning, nel 1932, una situazione politica fortemente instabile.
Il principale beneficiario politico della crisi fu il Partito
nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, guidato da Adolf Hitler, le cui
posizioni ultranazionaliste e antisemite avevano raccolto il voto di protesta
tanto dei gruppi d'ordine conservatori quanto dei ceti popolari colpiti dalla
crisi, facendo dei nazisti sin dalle elezioni per il Reichstag del 1930 il
secondo gruppo politico del paese. Incapace di formare governi di maggioranza,
Hindenburg indisse nuove elezioni nel 1932, che decretarono la vittoria del
Partito nazionalsocialista. Ciò aprì a Hitler la via al cancellierato, carica
cui il capo nazista fu chiamato dallo stesso Hindenburg il 30 gennaio del 1933.
Una volta al potere, Hitler abolì l'ufficio del presidente e si autoproclamò
Führer del Terzo Reich, calando così il sipario sulla Repubblica di Weimar.
Trattato di Versailles Trattato che al termine della prima guerra mondiale
stabilì i termini di pace fra
ADOLF HITLER
Hitler, Adolf (Braunau am Inn, Austria 1889 - Berlino 1945), uomo politico tedesco di origine austriaca, Führer (guida) e cancelliere del regime nazista, fu l'artefice di uno dei più compiuti stati totalitari che la storia del XX secolo abbia conosciuto e dello sterminio pianificato di sei milioni di ebrei. Una volta assunto il potere nel 1933, attuò una politica di riscatto della nazione tedesca in nome dei valori nazionalistici, sfociata nella rimilitarizzazione della Germania e nella revisione degli equilibri europei, processi, questi, che finirono per trascinare l'intera Europa nella seconda guerra mondiale. Dopo aver fatto della xenofobia, dell'antisemitismo e dell'espansionismo del popolo ariano i fondamenti della sua propaganda e della sua politica, tentò di imporre un 'ordine nuovo' trasformando il Partito nazista nello strumento per abbattere il regime democratico in Germania e per dare una diffusione mondiale al movimento fascista.
L'ASCESA POLITICA
Figlio di un modesto funzionario delle dogane austriaco, fu uno studente mediocre e non portò mai a termine le scuole secondarie. Dopo aver tentato invano di essere ammesso all'Accademia di belle arti di Vienna, lavorò in questa città come decoratore e pittore, leggendo con voracità opere destinate ad alimentare le sue convinzioni antisemite e antidemocratiche, così come la sua ammirazione per l'individualismo e il disprezzo per le masse. Trasferitosi a Monaco, fu qui sorpreso dallo scoppio della prima guerra mondiale (1914) e si arruolò come volontario nell'esercito bavarese.
La fondazione del Partito nazista
Dopo la guerra tornò a Monaco e rimase nell'esercito fino al 1920; iscrittosi al Deutsche Arbeiterpartei (Partito tedesco dei lavoratori), di impronta nazionalista, ne divenne in breve il capo e, associandovi altri gruppi nazionalisti, lo rifondò con la denominazione di Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei (Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori, abbreviato in Partito nazista), del quale fu eletto presidente con poteri dittatoriali; mentre diffondeva la sua ideologia incentrata sull'odio di razza e sul disprezzo per la democrazia, si legò ai gruppi squadristi paramilitari fondati dal maggiore Röhm, le SA (Sturmabteilungen, squadre d'assalto), avallandone le azioni di violenza contro uomini e sedi della sinistra socialdemocratica e comunista.
La conquista del potere
Scoppiata nel 1929
IL REGIME NAZISTA
Giunto al potere, Hitler si trasformò rapidamente in dittatore. Un Parlamento sottomesso gli concesse pieni poteri, così che egli fu in grado di asservire la burocrazia statale e il potere giudiziario alle esigenze del partito. I sindacati furono eliminati, migliaia di oppositori rinchiusi nei campi di concentramento e ogni minimo dissenso messo violentemente a tacere. L'organizzazione della polizia politica venne affidata a Himmler, il capo delle SS. Il 30 giugno 1934, nella 'notte dei lunghi coltelli', Hitler si liberò degli elementi più critici e radicali presenti nel suo stesso partito e nelle SA. In breve tempo l'economia, i mezzi di comunicazione e tutte le attività culturali passarono sotto l'autorità nazista attraverso il controllo della lealtà politica di ogni cittadino esercitato dalla Gestapo, la famigerata polizia segreta.
Il riarmo tedesco e la politica di espansione territoriale
Hitler si riservò come settore di sua
esclusiva competenza la politica estera. Nel 1935 denunciò il trattato di
Versailles del 1919, proclamando la sua ferma intenzione di riportare
La guerra e il genocidio degli ebrei.
La guerra scoppiò nel settembre del 1939 con l'invasione della Polonia,
che aveva stretto un'alleanza con l'Inghilterra. Nel
DISARMO E RIPARAZIONI
Il trattato di Versailles impose alla Germania l'abolizione del
servizio militare obbligatorio, la riduzione dell'esercito a 100.000 uomini, la
smilitarizzazione dell'intera riva occidentale del Reno e per una fascia di
IL PRIMO DOPOGUERRA
L'ascesa del movimento nazionalsocialista trasse forte impulso dallo
scontento diffuso fra i tedeschi alla fine della prima guerra mondiale.
Ritenuta la principale responsabile del conflitto,
L'IDEOLOGIA NAZISTA
Il tentativo fallì e Hitler fu condannato a cinque anni di carcere. Durante la detenzione, che in realtà durò meno di un anno, scrisse la prima parte di Mein Kampf (La mia battaglia), l'opera in cui riassunse i capisaldi dell'ideologia nazista, tracciando il suo progetto di conquista dell'Europa. Le fonti intellettuali di Hitler erano alquanto eterogenee e il nazionalsocialismo si presentava così più come un conglomerato di idee dalle matrici più disparate che come un'ideologia organizzata e strutturata. In Mein Kampf le istanze nazionaliste e il progetto di una grande Germania che radunasse tutte le genti di lingua tedesca trovavano una teorizzazione che ben si inseriva nel clima causato dalla disfatta della guerra: Hitler propose infatti un piano di ampliamento del territorio nazionale, giustificandolo con la necessità di allargare il Lebensraum ('spazio vitale') per il popolo tedesco. Le altre nazioni dovevano sottomettersi alla razza ariana, in virtù della sua conclamata superiorità, destinata com'era a regnare sul mondo intero. Nemici degli ariani erano in primo luogo gli ebrei, responsabili del disastro economico e della diffusione delle ideologie marxiste e liberali.
IL NAZISMO AL POTERE
Una volta rilasciato, Hitler riorganizzò il partito, creò il corpo
armato delle SS (Schutz-Staffeln, 'squadre di difesa'), diretto da
Heinrich Himmler, e l'ufficio di propaganda, che fu affidato a Joseph Goebbels.
Nel
Un anno dopo Hitler ottenne il cancellierato e, sfruttando con abilità
l'episodio dell'incendio del Reichstag, fece in modo che il presidente della
Repubblica decretasse lo stato di emergenza, affidandogli poteri straordinari.
Alle successive elezioni politiche il Partito nazionalsocialista ottenne una
schiacciante vittoria; a Hitler furono quindi assicurati i pieni poteri, che
egli usò per assorbire le competenze del Parlamento ed eliminare con la
violenza l'opposizione. Il Partito nazionalsocialista divenne l'unica
organizzazione politica legale. Nel 1933, allo scopo di eliminare i dissidenti,
venne istituita
IL NUOVO ORDINE
Soppressi gli avversari politici e i diritti costituzionali e civili,
il regime affrontò la crisi occupazionale, pianificando una ristrutturazione
industriale e agricola dell'intero paese, eludendo le restrizioni del trattato
di Versailles, abolendo le cooperative e ponendo le organizzazioni sindacali
sotto il controllo dello stato. Grazie al 'nuovo ordine'
IL NAZISMO DOPO
Al termine della guerra, un tribunale militare internazionale processò
a Norimberga i capi nazisti sopravvissuti (vedi Processi per crimini di
guerra), mentre gli Alleati organizzarono il cosiddetto 'processo di
denazificazione' del paese. La nuova costituzione democratica sanciva la
proibizione di ricostituire il Partito nazionalsocialista; tuttavia nel
dopoguerra, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, il nazismo è tornato
alla ribalta. In Germania, in altri paesi europei e negli stessi Stati Uniti
sono nate piccole formazioni neonaziste che ancor oggi predicano l'odio
razziale e l'antisemitismo, commettono violenze ai danni degli immigrati e
organizzano azioni di terrorismo. Lo stesso attentato del 19 aprile
IL PERIODO FASCISTA
La graduale evoluzione in senso democratico della società italiana iniziata verso la fine dell'800 e continua nei primi anni del '900 venne bruscamente interrotta dalla guerra mondiale e dall'avvento del fascismo, che all'inizio del XX sec. Provocarono prima una involuzione in senso autoritario dello Stato Italiano e poi l'instaurazione di una vera e propria dittatura. Nel primo dopoguerra le rivendicazioni dei ceti popolari e il diffuso timore della classe borghese di un'estensione anche all'Italia della rivoluzione bolscebica, che in Russia aveva portato alla caduta del regime zarista all'instaurazione della dittatura del proletariato, crearono forti conflitti sociali; a questa situazione si aggiunse il malcontento e lo spirito di frustrazione di una larga parte dell'opinione pubblica per i grandi sacrifici affrontati durante la guerra e per aver firmato una trattato di pace i quali l'Italia otteneva soltanto alcune limitate concessioni territoriali. In questo clima di tensione sociale e politica, Benito Mussolini che era stato direttore del quotidiano socialista "l'avanti" e un'esponente di punta del socialismo cosiddetto rivoluzionario, fondò nel 1919 il primo fascio italiano di combattimento in Piazza San Sepolcro a Milano. Gli anni successivi furono contrassegnati da una serie d'intimidazioni e d'aggressioni delle camicie nere nei confronti d'esponenti dei partiti politici di sinistra e di sindacalisti, con l'appoggio delle forze sociali più conservatrici. Il Re Vittorio Emanuele III affidò l'incarico di formare un nuovo governo a Mussolini in seguito alla prova di forza rappresentata dalla cosiddetta "marcia su Roma" del 29 ottobre 1922. Mussolini formò un governo di coalizione (tra cui liberali, cattolici, conservatori). La nomina di Mussolini come capo di governo rifletteva l'aspirazione da parte della monarchia e d'ampi strati dell'opinione pubblica di un uomo forte che avrebbe riportato l'ordine nella società e avrebbe arginato le rivendicazioni delle masse popolari; una volta al potere però Mussolini instaurò gradualmente una vera e propria dittatura personale. Nel 1923 furono legalizzate le camicie nere fasciste con l'istituzione della milizia armata per la sicurezza nazionale e fu approvata una nuova legge elettorale per la camera dei deputati. Nelle elezioni che svolsero l'anno successivo il "listone" formato dai fascisti e da vecchi rappresentanti dl regime liberale oltre ad alcuni cattolici di destra, ottenne grazie al nuovo meccanismo elettorale, la maggioranza assoluta della camera elettiva (374 seggi su 753). Il 31 gennaio 1925 Mussolini tenne un discorso davanti al parlamento assumendosi la responsabilità del grave atto politico rappresentato dal rapimento e uccisione del deputato Matteotti e annunciando, di fatto, la fine delle libertà civili e politiche. Nello stesso anno approfittando del fatto che l'opposizione democratica e antifascista aveva abbandonato per protesta il parlamento, furono approvate alcune leggi fascistissime. Le principali innovazioni riguardavano:
L'introduzione del primo ministro e la soppressione dell'istituto della fiducia parlamentare;
L'ampliamento del potere di decretazione e del ruolo politico del governo, con una sostanziale espropriazione del potere legislativo del parlamento al quale, di fatto, rimase la pura e semplice rettifica di provvedimenti normativi del governo;
L'istituzione del tribunale speciale per la difesa dello stato, un organo giudiziario strettamente dipendente dal regime e incaricato di reprimere qualsiasi forma d'opposizione interna, che giudicava i reati politici contro lo Stato e nei casi più gravi poteva applicare la pena di morte;
La creazione dell'ordinamento corporativo, basato sull'iscrizione obbligatoria dei lavoratori e dei datori di lavoro ai sindacati di diritto pubblico, inoltre fu oppressa la libertà sindacale, con lo scioglimento dei liberi sindacati, furono introdotti il divieto di sciopero e di manifestazione.
Nel 1928 fu creato il Gran Consiglio del Fascismo, che era considerato organo consultivo del governo; in particolare il GC doveva formulare pareri su questioni aventi caratteri costituzionali, ivi comprese le leggi, redigere le liste dei candidati per le elezioni politiche , presentare al sovrano le candidature per la massima del capo del governo ed esprimere pareri sulle questioni dinastiche. Nel 1928 furono anche soppresse le libertà politiche, con lo scioglimento di tutti i partiti; il partito nazionale fascista si trasformò in un partito unico e l'iscrizione al partito diventò obbligatoria per potere accedere agli impieghi pubblici e per poter esercitare una libera professione; il controllo assoluto del fascismo sui poteri dello stato si completò nel 1939 con l'abolizione della camera dei deputati che almeno formalmente era rimasto ancora un organo elettivo, e la sua sostituzione con la camera dei fasci e delle corporazioni formate dai rappresentanti delle diverse categorie produttive e professionali che era nominata dal partito fascista ed era sottoposta alle direttive governative; in questo modo il fascismo si garantì la presenza di un'assemblea legislativa fedele al regime ed eliminò qualsiasi forma d'opposizione politica all'interno delle istituzioni pubbliche. Anche i tradizionali organi elettivi degli enti locali furono soppressi e sostituiti con organi nominati dall'alto: la figura del podestà nominata dal governo prese il posto del sindaco. Durante il regime fascista anche le libertà civili e diritti fondamentali dei cittadini furono limitati per reprimere sul nascere qualsiasi espressione di dissenso politico come la censura preventiva, restrizioni di libertà d'associazione di riunione vennero a meno; furono rafforzati i poteri di controllo e di repressione della polizia, nel 1938 furono emanate le cosiddette leggi razziali con le quali il governo fascista ordinò il censimento degli ebrei italiani, facilitando in questo modo la loro persecuzione e la loro eliminazione di massa da parte dei tedeschi, e produsse una serie di misure discriminatorie: divieto di matrimoni misti, esclusione dai pubblici uffici, il divieto di svolgere alcune libere professioni.
Nel 1939 la politica nazionalistica ed espansionistica del nazismo provocò lo scoppio della seconda guerra mondiale e il 10 giugno 1940 Mussolini dichiarò che l'Italia entrava in guerra al fianco della Germania. Negli anni successivi lo scenario militare cambiò radicalmente a favore delle cosiddette potenze alleate, che si opponevano alle barbarie del nazismo. Nella notte tra il 24 e il 25 luglio del 1943 al termine della lunga e drammatica seduta il Gran Consiglio del Fascismo approvò la maggioranza un ordine del giorno con il quale Mussolini fu invitato a dimettersi dal governo, e chiese al Re di riassumere il comando delle forze armate e di riprendere l'esercizio delle sue prerogative costituzionali. Il Re fece arrestare subito Mussolini (che nel frattempo fuggì a Salò) e nominò come capo del governo il maresciallo Badoglio e oltre a sciogliere le organizzazioni fasciste e promettere libere elezioni alla fine del conflitto. Nel 8 settembre 1943 fu annunciata la firma dell'armistizio separato dall'Italia con gli ex nemici e il Re Vittorio Emanuele III si rifugiò sotto la protezione dell' esercito anglo-americano a Brindisi. In poco tempo approfittando del fatto che l'esercito italiano era stato abbandonato a se stesso le truppe tedesche, occuparono il territorio nazionale della alpi fino alla Campania. Lo Stato Italiano era diviso in due parti: da una parte l'Italia meridionale e il regno d'Italia del sud, nell'Italia centro-settentrionale di Salò. La formazione di un nuovo governo di unità nazionale, in sostituzione del governo tecnico di Badoglio; il ritiro da parte del Re dal momento della liberazione di Roma, e il rinvio alla fine della guerra della questione della scelta tra monarchia e repubblica, questi erano i punti che il patto di Salerno (concluso fra i comitati di liberazione nazionale ed il Re) il 4 giugno 1944 le truppe alleate di Vittorio Emanuele III affidò al luogo tenente del regno al figlio Umberto il 25 aprile 1945 terminò la guerra di liberazione dell'Italia settentrionale dalle truppe tedesche. Il 16 maggio 1946 un decreto del governo stabilì che la scelta tra monarchia e repubblica sarebbe stata effettuata direttamente dai cittadini attraverso un referendum costituzionale. Il 9 giugno 1946 il Re Vittorio Emanuele III abdicò in favore del figlio Umberto. Il 2 giugno 1946 si svolsero a suffragio universale il referendum costituzionale, e l'elezione dell'assemblea a seguito del risultato il Re Umberto II fu mandato in esilio.
KEYNES
Economia keynesiana Approccio alla politica economica basato sul
pensiero dell'economista inglese John Maynard Keynes. La sua opera più
importante,
TEORIA ECONOMICA CLASSICA
Secondo la teoria economica classica la piena occupazione rappresenta la condizione di equilibrio verso cui l'intera economia tende in maniera naturale. I cambiamenti tecnologici o quelli che si verificano nelle preferenze dei consumatori, così come l'apertura di nuovi mercati interni o esteri, possono comportare la perdita di posti di lavoro in alcune industrie, ma contemporaneamente determinano la creazione di nuove opportunità in altri ambiti del sistema economico. Inoltre, la disoccupazione ha carattere provvisorio, in quanto viene rapidamente eliminata dall'azione delle forze di mercato, e in particolare dalla flessibilità dei salari. Secondo questa teoria la disoccupazione cronica è 'volontaria': ciò significa che gli individui non hanno lavoro perché pretendono salari eccessivi, mentre sarebbero perfettamente in grado di trovare un'occupazione se decidessero di accettare una retribuzione inferiore.
TEORIA DI KEYNES
Franco Modigliani Uno dei più prestigiosi economisti a livello internazionale, Franco Modigliani dal 1962 insegna economia e finanza al MIT di Boston. Sostenitore delle teorie keynesiane, ne ha rivendicato la validità alla luce delle recessioni economiche che si sono prodotte nell'ultimo ventennio del XX secolo. Ha elaborato alcune teorie in materia di scienza economica e finanziaria per le quali è stato insignito nel 1985 del premio Nobel.Marco Lanni/Farabolafoto
La differenza fondamentale tra il modello keynesiano e quello classico consiste nel fatto che Keynes sosteneva l'inflessibilità di salari e prezzi. In altri termini, il sistema economico non tende automaticamente verso una situazione di piena occupazione, e, dunque, per combattere la recessione non si può fare affidamento sulle forze di mercato. Non esistono forze in grado di interrompere una fase negativa del ciclo economico senza l'intervento dello stato. Supponiamo, ad esempio, che inizialmente vi sia piena occupazione e che, per qualche ragione, gli imprenditori decidano di ridurre i propri investimenti in macchinari: questa scelta provocherà un aumento del numero di disoccupati nel settore che produce macchinari, e questi disoccupati saranno costretti a contrarre i propri consumi, determinando a loro volta una riduzione dei posti di lavoro nel settore dei beni di consumo; questo effetto di 'moltiplicatore' determina un calo del livello di occupazione, reddito e prodotto dell'economia. Secondo Keynes non esistono forze in grado di interrompere questa fase negativa del ciclo economico in maniera autonoma, ossia senza l'intervento dello stato. I tagli salariali non servono giacché, sebbene riducano i costi per le aziende, riducono anche ciò che i lavoratori possono acquistare, cosicché le vendite non potranno aumentare. Un elevato livello di disoccupazione, dunque, viene provocato da una forte contrazione della domanda (ossia, della spesa) aggregata. Soltanto l'intervento governativo è in grado di ricondurre l'economia al livello di piena occupazione, attraverso la riduzione dell'imposizione fiscale o l'aumento della spesa pubblica (anche se questo provocherà un deficit nel bilancio pubblico per un certo periodo di tempo). In breve, il governo ha la responsabilità di stimolare la domanda aggregata nella misura in cui questo intervento si renda necessario per creare e mantenere la piena occupazione, senza d'altra parte generare una spirale inflazionistica.
POLITICHE KEYNESIANE
Il governo cerca di valutare l'andamento della domanda aggregata previsto nell'arco temporale di un paio d'anni; di fronte a un livello molto basso della stessa (come nel Regno Unito nel 1952, 1958 e 1971), il governo determina un incremento della spesa pubblica oppure una riduzione dell'imposizione fiscale o dei tassi di interesse; viceversa se la domanda aggregata risulta essere troppo elevata (come nel 1941, 1955, e nel 1973) il governo farà il contrario. In passato gli effetti prodotti sul bilancio pubblico erano considerati di secondaria importanza, mentre l'obiettivo principale era quello di stimolare la crescita della domanda aggregata in modo da mantenerla allineata alla capacità produttiva dell'economia. Politiche di questo tipo furono realizzate dalla maggior parte dei paesi industrializzati: ad esempio, il presidente statunitense John F. Kennedy, riferendosi al modello keynesiano, adottò scelte di politica economica che aiutarono il suo paese a uscire dalla recessione dei primi anni Sessanta.
INFLAZIONE E MONETARISMO
A partire dagli inizi degli anni Settanta, la teoria keynesiana venne attaccata da una nuova dottrina economica: il monetarismo. Nella maggior parte dei paesi sviluppati il quarto di secolo successivo alla seconda guerra mondiale era stato caratterizzato, da un lato, da piena occupazione e dal miglioramento del tenore di vita, e, dall'altro, da un considerevole livello di inflazione. Gli economisti ispirati al modello keynesiano avevano riconosciuto da tempo la difficoltà di mantenere stabile il livello dei prezzi in una situazione di piena occupazione se i sindacati possono chiedere, e le imprese concedere, qualsiasi aumento salariale. Tra la fine degli anni Quaranta e la metà degli anni Settanta furono attuate un po' in tutti i paesi più sviluppati diverse politiche dei redditi destinate a ridurre la dimensione degli incrementi di salari e prezzi. Queste politiche finirono col rivelarsi comunque insufficienti e a partire dalla fine degli anni Sessanta iniziarono a registrarsi allarmanti accelerazioni del tasso d'inflazione. Secondo i monetaristi, l'accelerazione dell'inflazione viene provocata dalle politiche keynesiane che cercano di mantenere il tasso di disoccupazione a un livello eccessivamente basso, addirittura inferiore a quello 'naturale' in corrispondenza del quale il sistema economico tende a stabilizzarsi. L'unico strumento efficace per ridurre la disoccupazione consiste, dunque, nell'adozione di politiche dal lato dell'offerta che mirano a ridurre il tasso naturale di disoccupazione. A partire dalla fine degli anni Settanta la dottrina monetarista prese il posto di quella keynesiana, anche se la gravità delle recessioni economiche verificatesi in tutto il mondo tra i primi anni Ottanta e l'inizio di quelli Novanta dimostra la validità di fondo del pensiero di Keynes.
POLITICA ECONOMICA
Politica economica Insieme di misure adottate dai poteri pubblici al fine di regolare l'andamento dell'economia di un paese. Le misure riguardanti l'economia nel suo complesso fanno parte della macroeconomia, mentre quelle che agiscono in ambiti specifici, ad esempio in agricoltura, rappresentano elementi di microeconomia.
OBIETTIVI DELLA POLITICA ECONOMICA
Le politiche macroeconomiche sono talmente varie e numerose da rendere impossibile una trattazione succinta: possono interessare un settore produttivo oppure ambiti più ampi. Possono riguardare, ad esempio, la nazionalizzazione o la privatizzazione di un settore, il mercato del lavoro, la produzione e la vendita di certi prodotti come ad esempio la benzina o l'energia elettrica, le transazioni finanziarie di vario genere. Alcune di queste misure di intervento hanno lo scopo di regolamentare certe attività, mentre altre svolgono funzioni di stimolo. Nel loro complesso, le politiche microeconomiche rappresentano il quadro legislativo all'interno del quale operano le forze di mercato e senza il quale la concorrenza non potrebbe più essere equa né socialmente vantaggiosa. Gli obiettivi della politica macroeconomica variano a seconda del sistema economico e del quadro giuridico e istituzionale di un paese. Sull'ampiezza che dovrebbe assumere l'intervento dello stato nell'economia, esistono notevoli divergenze fra gli economisti: alcuni hanno fiducia nel funzionamento del mercato e sottolineano le inefficienze generate dall'intervento dello stato. Altri, invece, ritengono che la politica economica rappresenti uno strumento in grado di attenuare le fluttuazioni dell'attività economica, di ridurre la disoccupazione, di promuovere la crescita economica, di limitare i poteri di monopolio delle imprese, di attuare una più equa distribuzione del reddito.
MISURE DI POLITICA ECONOMICA
Gli interventi di politica economica possono produrre effetti negativi se non sono basati su un'analisi corretta delle forze economiche in campo. Ad esempio, una efficace politica occupazionale deve poggiare su una visione d'insieme delle cause della disoccupazione, così come le misure volte a ridurre l'inflazione devono tener conto dei fattori che la provocano. Particolarmente importanti risultano essere le politiche dal lato della domanda, che, agendo sul livello del potere d'acquisto, cercano di regolare la pressione sulle risorse di un paese. Si tratta generalmente di interventi di politica monetaria e di politica fiscale. Le misure di politica monetaria possono determinare rialzi o ribassi dei tassi di interesse, spingendo le banche a limitare la concessione di prestiti nel primo caso o a praticare tassi più vantaggiosi nel secondo. Con la politica fiscale, lo stato può variare il livello della tassazione oppure modificare il sistema fiscale cercando di incoraggiare o scoraggiare i consumi o gli investimenti. Sempre nel tentativo di agire sulla domanda aggregata, lo stato può modificare il livello della spesa pubblica oppure intervenire direttamente attraverso il razionamento dei beni o l'imposizione di limiti al consumo. Lo stato può regolamentare l'attività produttiva anche attraverso l'emanazione di leggi, tra cui quelle relative al rapporto di lavoro e agli accordi tra imprese. In tempo di guerra, o in un'economia pianificata, l'intervento dello stato assume dimensioni maggiori: le misure di politica economica sono tese alla programmazione centralizzata delle attività economiche e limitano la libertà individuale di produttori e consumatori di esprimere le proprie preferenze sul mercato dei beni e dei servizi. A partire dalla metà degli anni Settanta, le misure di politica macroeconomica si sono modificate in maniera radicale di fronte a una crescente riluttanza nel conferire allo stato ampi poteri e a un maggiore scetticismo circa la capacità dello stesso di gestire l'economia in maniera efficiente. Maggiore enfasi viene invece posta sulle politiche dal lato dell'offerta, che sono finalizzate allo sviluppo di una maggiore concorrenza, all'erogazione di incentivi alle imprese, all'attrazione di capitali stranieri e, soprattutto, al miglioramento del livello di istruzione e di qualifica professionale della forza lavoro.
ANALISI DEI CICLI ECONOMICI
Dopo la guerra Keynes insegnò a Cambridge, Oxford e Berlino. Ne 1921 pubblicò il Trattato della probabilità, che riprendeva le ricerche iniziate durante la compilazione della sua tesi, dedicate alla teoria matematica della probabilità. Nel 1930 pubblicò il Trattato della moneta, in cui cercò di spiegare il comportamento irregolare dei sistemi economici, con i loro frequenti cicli di espansione e depressione. Come altre ricerche sul tema, il Trattato della moneta non riuscì però a spiegare il problema della depressione prolungata; tale fenomeno non si conformava alla teoria, allora generalmente accettata, secondo cui esiste un meccanismo autocorrettivo interno alle recessioni; si riteneva infatti che durante le recessioni si accumulassero dei risparmi, e che questi provocassero il calo dei tassi d'interesse, incoraggiando in tal modo gli investimenti e avviando la ripresa dell'economia.
RUOLO DELL'INTERVENTO PUBBLICO
Il problema della depressione prolungata fu affrontato da Keynes in Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta (1936). Quest'opera, che fornì un sostegno teorico a programmi di risanamento già avviati sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti dal presidente Franklin Delano Roosevelt, dimostrò che non esisteva un meccanismo di autocorrezione in grado di risollevare dalla depressione un sistema economico; Keynes affermò inoltre che i risparmi inutilizzati prolungano la stagnazione economica e che l'investimento delle imprese può essere stimolato da nuove invenzioni, nuovi mercati e altri fattori indipendenti dal tasso di interesse sui risparmi. Dato che l'investimento delle imprese doveva necessariamente fluttuare, non vi si poteva tuttavia fare affidamento per mantenere un alto livello di occupazione e uno stabile flusso di reddito nell'economia: Keynes sostenne allora che durante le recessioni tocca alla spesa pubblica compensare l'insufficienza degli investimenti. Dopo l'ingresso della Gran Bretagna nella seconda guerra mondiale, Keynes pubblicò Come finanziare la guerra (1940), in cui sostenne che una parte di ogni salario dovrebbe essere automaticamente investita in obbligazioni pubbliche. Nel 1944 guidò la delegazione britannica alla Conferenza monetaria e finanziaria delle Nazioni Unite, da cui scaturirono gli accordi di Bretton Woods.
Le teorie di Keynes hanno influenzato profondamente le politiche economiche di molti governi sin dalla seconda guerra mondiale, dando origine alla scuola keynesiana di economia
IL MERCATO MOBILIARE E
BORSA VALORI
Borsa valori Mercato per la vendita e
l'acquisto di titoli di società e di amministrazioni pubbliche (quali i comuni)
e, in alcuni casi, di certificati rappresentativi di merci. Borsa valori,
Milano Dal 1991, con l'approvazione del regolamento per il sistema telematico
di contrattazione, le Borse valori italiane, originariamente dieci (con sedi a
Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Trieste e
Venezia), sono state soppresse. La contrattazione telematica è ora gestita da
un'unica Borsa valori, quella di Milano. In origine le borse valori erano
aperte a chiunque volesse comprare o vendere; ben presto ci si rese però conto
che, per rendere eseguibili le contrattazioni, era necessaria un'organizzazione
formale e, di conseguenza, l'accesso e l'appartenenza alla borsa, nonché le sue
attività, vennero regolate con apposite norme. In Italia, le borse valori sono
soggette a controllo pubblico attraverso
LE BORSE VALORI NEL MONDO
La borsa valori gioca un ruolo fondamentale nell'economia capitalistica. All'atto dell'emissione i titoli (generalmente titoli del debito pubblico, obbligazioni di enti pubblici e società private, azioni di società) vengono venduti da banche e consorzi di collocamento; successivamente però sono le borse che forniscono i mercati, detti secondari, nei quali gli investitori iniziali possono vendere i propri titoli quando lo ritengono opportuno; la presenza delle borse incoraggia quindi l'investimento del pubblico nelle aziende quotate. Le principali borse valori del mondo sono quelle di New York, di Londra e di Tokyo. Altra importante 'borsa', molto meno regolamentata, è il sistema denominato 'Associazione nazionale degli operatori in titoli per quotazioni automatizzate' (NASDAQ): si tratta di un mercato computerizzato che collega gli operatori di tutti gli Stati Uniti e, in qualche misura, d'Europa. Il NASDAQ è il secondo mercato borsistico degli Stati Uniti per dimensioni e ritmo di crescita e facilita gli scambi che hanno luogo al di fuori delle borse ufficiali, opportunità particolarmente interessante per le imprese minori. L'esempio del NASDAQ evidenzia una generale tendenza all'aumento della concorrenza e all'utilizzo di sistemi di scambio computerizzati in sostituzione della tradizionale 'sala delle grida' della borsa valori, dove si incontrano operatori e mediatori. La borsa valori di Londra è stata interamente computerizzata durante la riorganizzazione del 1987 e consente agli operatori di vedere istantaneamente tutti i prezzi su di uno schermo. Dal 1994 anche presso la borsa valori di Milano tutte le contrattazioni avvengono attraverso un circuito telematico. Al contrario, la borsa valori di New York mantiene le sue sale di contrattazione. La concorrenza alle borse valori tradizionali si è intensificata anche per la comparsa dei nuovi sistemi di scambio computerizzati, che talvolta rendono possibile ridurre i costi di transazione ed evitare alcune delle inevitabili regole imposte dalle borse valori convenzionali. Esiste poi una forte concorrenza tra le borse valori di differenti paesi: è possibile, ad esempio, comprare e vendere azioni francesi sul mercato di Londra utilizzando il suo 'Sistema internazionale di quotazioni di borsa automatizzate' (SEAQ internazionale). Il SEAQ internazionale è riuscito a sottrarre importanti quote di mercato alle borse valori di molti paesi, con la conseguenza che per certi paesi il grosso degli scambi mobiliari ha luogo a Londra anziché presso le proprie borse valori.
ORGANIZZAZIONE DEGLI SCAMBI
Con l'intensificarsi della concorrenza tra borse valori, il loro sistema si è diviso in due grandi categorie. Nella prima, gli operatori quotano continuamente i prezzi ai quali sono disposti a comprare e vendere ciascun titolo; gli investitori possono vedere questi prezzi e le regole di borsa specificano che tutti gli scambi devono avvenire 'al meglio' per l'investitore (cioè al prezzo più alto se si vende, a quello più basso se si compra). Tutti i prezzi sono visibili sul quadro computerizzato e gli operatori sono obbligati a procedere agli scambi ai prezzi che hanno quotato fino a un certo volume (e cioè fino alla 'normale dimensione del mercato'): per gli scambi oltre tale dimensione, i prezzi quotati dagli operatori sono solo indicativi e sarà la negoziazione a stabilire il prezzo definitivo. I vantaggi di questo sistema sono l'immediata esecuzione degli ordini e la certezza del prezzo in qualsiasi momento. Il secondo tipo di organizzazione degli scambi è il sistema dell'asta, con il quale si raccolgono e si combinano fra loro, continuamente o in dati momenti della giornata borsistica, tutti gli ordini di acquisto e vendita degli investitori, per pervenire a un prezzo che equilibri domanda e offerta. Con questo sistema funziona, ad esempio, la borsa valori di Parigi.
SVILUPPI
Le borse valori nel mondo si stanno sviluppando rapidamente e devono affrontare la concorrenza di nuovi operatori dotati di tecnologie evolute; sembra quindi verosimile che prevarrà la tendenza alla crescente concentrazione degli scambi in pochi centri guida, con la progressiva perdita d'importanza delle borse valori nazionali di alcuni paesi. In Europa, ad esempio, si sono verificati tentativi di sviluppare una borsa valori paneuropea, sebbene per alcuni versi questa esista già nella forma del SEAQ internazionale. Ciascuna nazione sembra tuttavia restia ad abbandonare la propria borsa valori anche se, data l'attuale elevata liberalizzazione dei mercati finanziari e il continuo sviluppo della tecnologia informatica, nulla impedisce agli investitori individuali di usare il sistema di borsa valori che ritengono più economico o più efficiente.
TITOLI DI CREDITO
Titoli di credito Documento (assegno, cambiale, titoli obbligazionari, buoni del tesoro ecc.) che attribuisce a chi lo possiede legittimamente il diritto di richiedere al debitore la prestazione o il pagamento in esso indicato. Secondo il principio per cui 'il possesso vale titolo', il diritto a ricevere la prestazione o il pagamento è incorporato nel documento, cioè è strettamente legato al possesso legittimo ed effettivo del titolo ed è indipendente dal motivo per cui il titolo è stato emesso. Esistono diversi tipi di titoli: i titoli 'al portatore', per il cui adempimento basta presentare il titolo al debitore, come i biglietti di banca, gli assegni bancari al portatore, e molti titoli di debito pubblico, ad esempio i Buoni ordinari del Tesoro (BOT); i titoli 'all'ordine', che hanno scritto il nome del titolare del diritto (ad esempio il nome del beneficiario di un assegno) e che devono essere da questi firmati per poter essere pagati, o anche, salvo diversa indicazione espressa dalla scritta 'non trasferibile', girati, cioè trasferiti, a un altro soggetto, il giratario; i titoli 'nominativi', che riportano il nome della persona a cui sono intestati sia sul titolo stesso sia nei registri dell'ente che ha emesso il titolo (ad esempio una società per azioni, o un ente pubblico o lo Stato) e che sono trasferibili a un nuovo soggetto soltanto dopo l'annotazione del nome del nuovo proprietario sia sul titolo sia sul registro di chi lo ha emesso, a cura di un notaio o di un agente di cambio.
LE OBBLIGAZIONI
Obbligazione (economia) Strumento legale o creditizio che promette di erogare una somma di denaro in una data certa a determinate condizioni. In campo finanziario le obbligazioni sono strumenti scritti in forza dei quali l'emittente è obbligato a pagare gli interessi e rimborsare il capitale alle date prestabilite. Queste obbligazioni vengono emesse da società e organismi governativi e sono venduti agli investitori generalmente tramite banche o mediatori; i proventi della vendita sono trasferiti all'ente emittente. L'investitore può conservare l'obbligazione per percepire gli interessi o venderla. Le obbligazioni che vengono emesse da una società privata sono generalmente garantite da un'ipoteca sulla proprietà della società o da altre protezioni sostanziali. A differenza delle azioni, che sono in sostanza una forma di proprietà, le obbligazioni sono dunque una sorta di prestito.
AZIONI
Azioni In diritto societario, frazioni del capitale sociale di alcuni tipi di società. Le società decidono di emettere azioni quando intendono recuperare la disponibilità di capitale d'esercizio senza dover accendere un mutuo. Le azioni vengono solitamente quotate in termini proporzionali rispetto al capitale totale, detto anche patrimonio sociale e generano un rendimento che può variare. Tuttavia, le azioni, a differenza delle obbligazioni, non rappresentano un diritto di credito nei confronti della società, ma una partecipazione al capitale sociale. Questo significa che gli acquirenti diventano azionisti e che hanno diritto ai dividendi derivanti dagli utili societari e a una quota sul valore di liquidazione (cioè quanto viene ripartito tra gli azionisti nell'ipotesi di scioglimento della società, una volta pagati tutti i creditori, ivi compresi gli obbligazionisti). Le azioni vengono quotate in borsa e possono essere nominative o al portatore: mentre queste ultime si trasferiscono con la semplice consegna del titolo azionario, le prime necessitano della cosiddetta girata apposta sul titolo azionario e dell'annotazione del nome dell'acquirente sul libro dei soci tenuto dalla società.
DIVIDENDO
Dividendo In finanza aziendale è un fondo prelevato dai profitti e distribuito agli azionisti; il termine indica anche la quota del fondo percepita da un azionista. Di solito i dividendi sono dichiarati trimestralmente, semestralmente o annualmente dalla società. La delibera del consiglio di amministrazione in merito ai dividendi in genere è vincolante per gli azionisti e può essere impugnata giudizialmente soltanto ove sia arbitraria o pretestuosa. I dividendi sono distribuiti su basi proporzionali; la quota del dividendo totale percepita dal singolo azionista è uguale alla sua quota di azioni. Di regola, i possessori di azioni privilegiate hanno diritto a riscuotere i dividendi con precedenza rispetto ai possessori di azioni ordinarie e, se il titolo lo prevede, possono venire pagati a scadenze periodiche fisse. I dividendi di azioni privilegiate possono essere cumulativi e non cumulativi. Sono cumulativi quelli che, se non vengono pagati per uno o più esercizi, si accumulano e dovranno venire corrisposti in futuro, prima che siano distribuiti dividendi alle azioni ordinarie. I dividendi non cumulativi sono quelli che se omessi non vengono più corrisposti. I dividendi possono venire distribuiti anche sotto forma di quote azionarie addizionali o tramutarsi in diritto ad acquistare azioni a una somma fissa per quota: tali dividendi vengono chiamati dividendi e diritti d'opzione azionari
ATTIVITÀ BANCARIA
Banca Impresa che svolge l'attività bancaria, cioè raccoglie il risparmio (attraverso il deposito di fondi, da parte di singoli cittadini o di imprese, per periodi determinati o indeterminati) ed esercita il credito (attraverso il prestito di fondi a singole persone o imprese per un periodo di tempo solitamente determinato).
Da un punto di vista economico l'attività bancaria genera profitto tramite la differenza fra i tassi di interesse sui prestiti e i tassi di interesse sui depositi, ovvero, utilizzando i termini presenti nella contabilità delle banche, tra tassi sulle attività o attivi e tassi sulle passività o passivi: questa differenza è infatti sempre positiva. L'attività bancaria è di fondamentale importanza per il funzionamento di un'economia moderna, ed è questa la ragione per cui in ogni economia sviluppata le banche sono sottoposte alla stretta vigilanza delle banche centrali. L'insieme delle banche operanti in un determinato paese sotto il controllo della banca centrale costituisce il sistema bancario.
A partire dal XVIII secolo, l'attività bancaria basa il suo funzionamento su due presupposti. Innanzitutto, l'ammontare dei debiti di una banca supera di gran lunga le sue riserve; questo vuol dire che nessuna banca sarebbe in grado di far fronte a una simultanea richiesta di estinzione di tutti i depositi. Questa possibilità, in linea di massima solo teorica, si è però verificata in occasione di gravi crisi economiche, come quella del 1929 . In secondo luogo, i debiti delle banche sono più liquidi, cioè più rapidamente convertibili in contanti, dei suoi crediti; questo vuol dire che una banca, se da una parte può facilmente soddisfare una richiesta di ritiro del deposito, onorando il suo debito, non sempre riesce a recuperare in breve tempo il credito concesso.
Queste due caratteristiche costituiscono insieme il rischio tipico dell'attività bancaria, per cui è necessario tenere sotto continuo controllo, principalmente tramite le banche centrali, gli equilibri finanziari delle banche. Questa esigenza di vigilanza si è acuita durante gli ultimi decenni del XX secolo, caratterizzati dalla globalizzazione e dall'incremento delle possibilità di profitto ma anche dei rischi dell'attività bancaria.
L'organizzazione dell'attività bancaria è stata oggetto di un'evoluzione nel corso del tempo. Fino alla seconda metà del XX secolo, infatti, esisteva, specie nei paesi dell'Europa continentale, una distinzione piuttosto netta tra banche di deposito e banche di deposito e credito. Una banca moderna è invece normalmente in grado, sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista giuridico, di svolgere entrambe le funzioni, anche se in alcuni sistemi bancari c'è una differenza tra banche che esercitano il credito solo nel breve periodo (dette banche commerciali) e quelle che lo esercitano nel periodo medio-lungo ovvero solo nei confronti di imprese e non di singoli cittadini (dette merchant banks). Le principali banche mondiali, oltre a raccogliere il risparmio e a esercitare il credito, offrono una vasta gamma di servizi per la gestione e l'investimento dei fondi.
Una moderna banca utilizza diversi strumenti per la raccolta dei risparmi. Uno dei più diffusi è il libretto di risparmio, sul quale vengono annotate le somme versate; il libretto può essere "nominativo", cioè intestato a una persona fisica che è la sola autorizzata a compiere le operazioni di deposito o di prelievo, o "al portatore". Numerose banche offrono la possibilità di acquistare certificati di deposito a scadenza differenziata. Si tratta di veri e propri titoli di credito emessi dalle banche, che danno al risparmiatore il diritto di riottenere a scadenza breve, tra i tre e i diciotto mesi, o medio-lunga, tra i diciotto e i ventiquattro mesi, la somma versata maggiorata di un interesse. Si sono diffuse nel corso degli ultimi decenni del XX secolo le operazioni su titoli come ad esempio il "pronti contro termine": in questo caso i clienti acquistano dalle banche dei titoli (azioni o obbligazioni) che le banche si impegnano a ricomprare, a un prezzo superiore, a una scadenza determinata. L'interesse sul prestito è qui rappresentato dalla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita da parte del cliente. Una buona parte dei fondi sono raccolti dalle banche attraverso i conti correnti, che possono essere utilizzati dagli intestari per depositare o prelevare denaro contante e assegni. Le banche provvedono alla custodia dei fondi monetari per mezzo di casseforti, camere blindate e altri luoghi di deposito, generalmente assicurati contro il furto. Alcune banche rendono disponibili ai propri clienti anche cassette di sicurezza per la custodia di oggetti preziosi, documenti ecc. Le carte di credito e le carte di addebito, le operazioni bancarie computerizzate e altri servizi forniti dalle banche offrono ai clienti ulteriori possibilità di accesso e utilizzo dei propri fondi.
L'ESERCIZIO DEL CREDITO
Anche per la concessione del credito le maggiori banche sono in grado di fornire un'ampia gamma di possibilità dell'utilizzo dei fondi, dei tempi di restituzione e così via, distinte sulla base del rapporto con il soggetto, persona fisica o impresa, che chiede il prestito. In particolare si distinguono i "crediti per cassa", che implicano almeno un'uscita monetaria o almeno un'entrata monetaria per la banca e sono la categoria più importante, dai "crediti per firma" in cui la banca si limita a garantire un debito del suo cliente. Un credito viene concesso nei limiti e secondo le modalità stabilite dal fido bancario, il contratto con cui una banca si impegna a erogare a un cliente crediti per cassa o per firma per un importo massimo stabilito. Per quanto riguarda la pratica bancaria italiana, tra le forme più importanti di credito per cassa vi sono: 1) le aperture di credito in conto corrente, che si distinguono in "garantite" e "ordinarie" a seconda che il cliente presti o meno una garanzia sul suo debito; 2) le operazioni di sconto, cioè le concessioni di credito a fronte di cessioni di cambiali da parte del cliente alla banca e in cui il credito è pari all'importo della cambiale meno una somma che dipende dal tasso di sconto; 3) le anticipazioni bancarie, che sono prestiti con scadenza a breve termine garantiti da pegni di merci, di titoli o di crediti; 4) i contratti di mutuo con i quali il cliente si impegna, oltre che al pagamento degli interessi, alla restituzione graduale del capitale preso a mutuo (è il tipico contratto utilizzato per l'acquisto di beni immobiliari). Ulteriori forme di credito, più complesse, sono ottenibili tramite operazioni su titoli finanziari e tramite contratti di leasing finanziario. Tra le più diffuse operazioni su titoli vi sono quelle di riporto: in questo caso il cliente, detto "riportato", ottiene un credito vendendo un titolo alla banca, detta "riportatore", a un certo prezzo (cosiddetto "prezzo a pronti") e ricomprandolo a una scadenza determinata a un prezzo superiore (cosiddetto "prezzo a termine").
ALTRI SERVIZI BANCARI
Nel corso degli anni Ottanta e Novanta la globalizzazione dell'economia ha offerto alle banche numerose nuove possibilità di impiego dei fondi e di gestione del risparmio. Le maggiori banche sono oggi in grado di offrire ai propri clienti opportunità di investimento del denaro nei mercati finanziari, tramite acquisizione di quote di fondi di investimento gestiti dalle banche stesse. Secondo molti osservatori, è questo l'ambito di sviluppo più promettente per le banche e per gli altri intermediari finanziari. La gestione di fondi di investimento rientra, dal punto di vista tecnico, nell'attività di intermediazione svolte dalla banca e non nell'attività di raccolta dei risparmi, in quanto la banca non diventa debitrice dei risparmiatori; dal punto di vista economico, peraltro, tale gestione rientra tra gli strumenti di raccolta indiretta del risparmio. Un altro strumento di raccolta indiretta è il servizio di gestione dei patrimoni con cui il cliente affida alla banca una data somma di denaro con l'incarico di investirla in depositi bancari, titoli azionari e obbligazionari o titoli di mercato monetario per ottenerne un certo rendimento economico.
IL SISTEMA BANCARIO INTERNAZIONALE
La banca in Europa
Un aspetto caratteristico del sistema bancario europeo, soprattutto dei paesi latini, è rappresentato dal ruolo dello stato. Mentre quasi tutte le istituzioni creditizie negli Stati Uniti, in Canada e in Gran Bretagna sono di proprietà privata, in Francia e in Italia lo stato ha per lungo tempo posseduto le più grandi banche commerciali o la maggioranza del loro capitale sociale. Questo ruolo dello stato, importante e a volte controverso, è diminuito tuttavia nel corso dell'ultimo decennio del XX secolo, quando molti istituti bancari statali sono stati privatizzati.
L'Unione monetaria europea
Con il trattato di Maastricht undici paesi europei hanno dato luogo
all'Unione monetaria europea. Questo trattato ha disegnato un nuovo sistema per
il controllo dell'offerta monetaria e la vigilanza sui sistemi bancari di
questi paesi. In particolare è stato costituito il SEBC (Sistema europeo di
banche centrali), che è composto dalla Banca centrale europea (BCE) e dalle
banche centrali nazionali.
BANCA CENTRALE EUROPEA
Banca centrale europea Banca istituita il 1° giugno 1998 con sede a
Francoforte sul Meno.
IRI
IRI o Istituto per la ricostruzione industriale Impresa pubblica
fondata il 23 gennaio 1933 allo scopo di provvedere al salvataggio di alcune
banche messe in difficoltà dalla crisi del 1929 (Banca Commerciale Italiana,
Credito Italiano, Banco di Roma) e alla gestione delle aziende industriali in
precedenza affidate all'Istituto di liquidazione creato dal governo nel 1926.
Nel 1937 assunse il controllo e la gestione delle imprese a partecipazione
statale, quelle cioè di cui lo Stato italiano era in qualche misura azionista;
a tal scopo, l'IRI creò una serie di società finanziarie sotto il proprio
controllo per i singoli settori di attività:
D'ANNUNZIO GABRIELE
D'Annunzio, Gabriele (Pescara 1863 - Gardone Riviera, Brescia 1938), scrittore italiano. Frequentò a Prato il prestigioso Collegio Cicognani; giovanissimo, esordì con la raccolta di poesie Primo vere (1879), ben accolta dalla critica: finito il liceo giunse perciò a Roma preceduto da una certa notorietà negli ambienti culturali. Gabriele d'Annunzio Romanziere, poeta e drammaturgo, Gabriele d'Annunzio fu una personalità di livello europeo nel panorama della cultura del primo Novecento. Con il suo romanzo Il piacere (1889) introdusse in Italia le novità del decadentismo e del simbolismo europei e la figura dell'eroe decadente.
Un sensualismo e un erotismo di chiara impronta decadente
Frequentò il mondo del giornalismo e fece vita di società, collaborando a varie testate (dal 'Fanfulla della Domenica' alla 'Cronaca bizantina', alla 'Tribuna'). Come cronista mondano fu molto apprezzato dal pubblico, e la sua popolarità crebbe ulteriormente quando venne pubblicato il secondo libro di poesie, Canto novo (1882), che arricchiva il linguaggio carducciano, già utilizzato per la raccolta d'esordio, di una solare e corporea vitalità, sempre sorretta da un registro alto. Nel 1883 apparve Intermezzo di rime, attorno al quale si accese una polemica giornalistica per i temi trattati, giudicati scandalosi. Un sensualismo e un erotismo di chiara impronta decadente, che accosta figure squisite a immagini deformi e corrotte, pervade anche la raccolta Isaotta Guttadàuro ed altre poesie (1886), mentre con le Elegie romane (1892) D'Annunzio si riaccostò ai modelli classicisti di Carducci. Del 1893 è il Poema paradisiaco, che mostra toni ulteriormente smorzati e, con una più decisa apertura alle moderne esperienze europee, accoglie le suggestioni del simbolismo.
DAL PIACERE ALLE VERGINI DELLE ROCCE
Intanto D'Annunzio aveva dato avvio alla produzione in prosa. I
racconti di questo periodo vennero pubblicati in seguito con il titolo Novelle
della Pescara (1902), un libro in cui il verismo è sapientemente mescolato a
una sensibilità decadente. Nel 1889 fu pubblicato il romanzo Il piacere: protagonista
ne è Andrea Sperelli, un giovane aristocratico che ama l'eleganza e l'arte; il
suo estetismo lo porta a trascurare la vita pratica a favore di un'egoistica e
distruttiva idealizzazione dell'amore e della vita sotto il segno del bello, e
così travolge non solo le sue amanti ma anche se stesso. D'Annunzio cercò di
trasferire il suo gusto estetizzante anche nella vita, coltivando l'eleganza e
indulgendo al gesto clamoroso. Si sposò molto giovane, dopo una fuga d'amore,
ed ebbe una vita sentimentale intensissima, costellata di numerose amanti.
Adorava circondarsi di raffinate opere d'arte e conduceva una vita dispendiosa
che lo portò a indebitarsi. Proprio per sfuggire ai debiti si trasferì nel
LE LAUDI
Le raccolte poetiche maggiori sono del 1903-1904: con i primi tre libri (Maia, Elettra, Alcyone) delle Laudi del cielo del mare della terra e degli eroi si sarebbero misurati i poeti italiani delle successive generazioni. Soprattutto nel primo libro D'Annunzio, recuperando il mito greco, si autocelebra 'poeta vate', eroe superomistico della rinascita dell'umanità, mentre con Alcyone, al quale appartengono le famosissime liriche La sera fiesolana e La pioggia nel pineto, viene ripreso il tema, già preannunciato nel Canto novo, dell'immedesimazione panica del poeta con la natura.
L'ATTIVITÀ TEATRALE
Dal 1898 visse a Settignano (Firenze) nella villa
LE PROSE DI MEMORIA
D'Annunzio a Fiume Gabriele D'Annunzio arringa i suoi legionari a Fiume
nel 1920. Il poeta, ardente nazionalista e interventista, con un'ardita e
storica 'impresa' aveva occupato con un corpo di volontari la città
nel settembre del 1919, istituendovi il comando del Quarnaro. Fiume era
rivendicata dall'Italia ma il patto di Londra del
Il vivere inimitabile
Nell'opera di D'Annunzio la vita dell'autore e la letteratura non solo
si rispecchiano, ma l'esistenza privata diventa spettacolo per il pubblico,
attirando sul poeta un interesse mai raggiunto da nessun autore italiano
precedente e contemporaneo. In questo modo si spiega l'apparente paradosso per
cui lo scrittore più popolare del tempo fu un artista aristocratico ed
esclusivista. Un artista 'inimitabile' anche grazie a gesta clamorose
e avventurose come
Opere:
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Primo vere (con lo pseudonimo di Florio Buzio) |
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Canto novo (raccolta poetica in cinque libri) |
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Intermezzo di rime |
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Isaotta Guttadàuro ed altre poesie (raccolta poetica, poi divisa in
due raccolte, L'Isottèo e |
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Il piacere |
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Giovanni Episcopo (racconto lungo) |
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L'innocente |
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Poema paradisiaco |
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Il trionfo della morte |
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Le vergini delle rocce |
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La città morta (tragedia in prosa) |
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Il fuoco |
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Le novelle della Pescara |
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Laudi del cielo del mare della terra e
degli eroi |
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La figlia di Iorio (tragedia in versi) |
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La fiaccola sotto il moggio (tragedia in versi) |
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Più che l'amore (dramma di ispirazione nazionalista) |
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La nave (dramma in versi) |
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Fedra (tragedia) |
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Forse che sì forse che no |
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Merope (quarto libro delle Laudi, comprendente le Canzoni delle gesta d'oltremare) |
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Notturno (scritto autobiografico) |
|
Il compagno dagli occhi senza cigli (scritto autobiografico, poi
confluito in Le faville del maglio) |
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Cento e cento e cento e cento pagine del
Libro segreto di Gabriele D'Annunzio tentato di morire |
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Taccuini (postumi) |
|
Altri taccuini (postumi) |
Appunti su: |
|
Appunti Agricoltura agraria | |
Tesine Gestione | |
Lezioni costruzione | |