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Il documento, inteso come forma, contenuto e supporto di memorizzazione, richiede una ri-definizione in ambito digitale in quanto pone diverse domande circa la sua granularità, la garanzia di autenticità e qualità, inclusa la sua stabilità nel tempo.
Il documento è in realtà un concetto controverso e si possono evidenziare approcci disciplinari diversi che lo considerano o un canale di trasmissione, o un messaggio o un significato (Buckland 1997). Con l'avvento del Web e lo sviluppo dell'editoria digitale, il concetto di documento è diventato ancora più confuso e dibattuto. Libri, periodici e giornali stanno subendo profonde mutazioni, fino a far temere di essere vicini alla loro scomparsa, almeno nelle forme a cui siamo abituati da secoli ad usarli. Il problema non è quindi solo quello del cambiamento di supporto del documento e delle conseguenze legate all'immaterialità del documento stesso, ma si basa su profonde differenze concettuali nel processo di comunicazione e di recupero dell'informazione.
La codifica dei documenti digitali consente di estrarre l'informazione dai documenti, arrivando ad una granularità estrema, che disaggrega gli abituali contenitori e l'ipertesto, secondo la definizione di Nelson (Nelson 1992) diventa 'the most general form of writing'. Cambiano anche i ruoli di tutti gli attori interessati al documento, in modo principale gli autori ed i lettori, ma anche i ruoli dei bibliotecari e degli editori. Va infatti evidenziato che il ruolo comunicativo che è sempre stato implicito nei documenti, è ora più importante e cresce nei documenti digitali fino ad evidenziare un nuovo ruolo sociale dei documenti, come la scrittura collaborativi. Questa tendenza è strettamente collegata ai nuovi concetti di creazione e di apprendimento collaborativi di conoscenza.
E' importante ad esempio definire la granularità del documento ed anche conoscere i diversi detentori di proprietà intellettuale dei singoli elementi che lo compongono (Kircz 1998). Nel mondo a stampa, il codice ISBN era sufficiente per identificare il libro o il codice SICI per identificare l'articolo. Nel mondo digitale, occorre identificare il singolo capitolo dell'e-book o la foto contenuta in un articolo, anche per consentire la navigazione diretta a questa singola parte, se consentita dalle licenze di accesso. In un'interpretazione estesa di questa granularità, coniugata all'ipertesto, potremmo arrivare ad indicare il docuverso, termine coniato da Nelson (Nelson 1992) per l'insieme dei documenti digitali esistenti in rete, come tipologia esemplare di documento non citabile.
Il concetto di documento digitale è più esteso inoltre di quello del documento tradizionale, in quanto tutto può essere considerato un documento. Per semplificare il problema, un documento, pragmaticamente, potrebbe quindi dirsi un file, o una sequenza di bits. Da un punto di vista tecnico, quello che è necessario è una struttura standard del documento, utile per essere interoperabile in un'architettura di rete basata sui servizi (come ad esempio SOAP e RTF), invece di quell'architettura gerarchica e chiusa, adottata di solito dai sistemi di automazione.
Da un punto di vista della preservazione, i documenti digitali possono essere distinti in quelli che vengono gestiti dalle istituzioni culturali, cioè che fanno parte di collezioni digitali e di biblioteche digitali, e quelli che invece non sono gestiti . Si possono includere nel primo gruppo delle risorse digitali controllate quelle risorse gestite dagli editori, che tuttavia finora non fanno attività di preservazione. Il concetto di documento citabile, cioè che ha una permanenza ed una sua autenticità garantita, che può includere sia documenti statici che dinamici, è quindi legato soprattutto alla persistenza ed alla presenza di depositi garantiti (trusted repositories) che ne assicurano la preservazione.
Bisogna infine evidenziare che, insieme alla crescita dei documenti digitali disponibili, è nato il fenomeno collegato di diversi vincoli di accesso posti dai detentori di diritti di proprietà intellettuale.
L'ipertesto è un particolare tipo di documento digitale che utilizza la tecnologia più diffusa in Internet, il Web, e che rappresenta innanzi tutto un modo nuovo di strutturare l'informazione.
Il link (collegamento) rappresenta l'unità fondamentale del testo e il motore concettuale dell'ipertesto, realizzato attraverso la navigazione tra i link, o browsing. Nell'ambito dell'ipertesto ricorrono spesso i concetti di interattività e di multimedialità. Questi due elementi costituiscono l'essenza stessa dell'editoria digitale su Web.
Per interattività s'intende la possibilità, da parte dell'utente, di interagire con l'opera, in modo semplice ed intuitivo, attraverso apposite interfacce di consultazione. Per interfaccia si intende uno strumento software che media tra macchina e uomo e che quindi appartiene al mondo para-testuale e rappresenta lo strumento principale attraverso cui è possibile costruire una forma di narratività, di fronte ai pericoli dell'infinita apertura della scrittura ipertestuale. Il lettore può così scegliere il livello di approfondimento o quale percorso seguire nella rappresentazione di informazioni collegate. Il mezzo utilizzato per interagire è l'ipertesto, vale a dire un file (o archivio elettronico) di testo, contenente dei rimandi o link verso altre parti del documento o, addirittura, verso altri testi. Questa struttura, realizzata attraverso dei linguaggi di marcatura del testo, permette di suddividere le informazioni contenute in un testo scritto in tante unità indipendenti collegate tra loro e con altre unità informazionali distribuite in rete.
In un documento ipertestuale i collegamenti sono costituiti da parole o da frasi, evidenziate in modo differente dal testo circostante, secondo il particolare formato (HTML o XML) definito nel tipo di documento (DTD). Selezionando queste parole, il lettore passa ai testi correlati. L'interazione è quindi attivata dall'utente ma richiede un'organizzazione efficace, predisposta per facilitare l'utente.
La problematica della scrittura e della lettura multimediale è concentrata nella tensione ed opportunità di questo unico supporto. L'integrazione di ipertesti e multimedia dà origine all'ipermedia, ovvero un sistema ipertestuale con link di carattere testuale ed iconografico. Di fronte a queste opportunità, permangono tuttavia alcuni problemi.
In realtà la multimedialità è creatività ed è un nuovo modo di pensare. Il Memex di Bush (Bush 1945) ben esprime la nuova opportunità. Il Memex è una macchina immaginaria che rappresenta la duplicazione di come opera il pensiero umano, associando dati su supporti multimediali nei computer così come l'uomo associa le idee nel suo cervello.
La ipertestualità, pur nella continuità, non si limita ad associare dei media ma crea un nuovo lettore: leggere è pensare. C'è una ri-definizione del testo, poichè bisogna necessariamente adattarsi ai modi di socializzazione degli oggetti digitali rispetto a diversi lettori. Passando dalla lettura di testi narrativi, impostati sulla linearità, alla navigazione attraverso pagine ipermediali, il ruolo del lettore subisce una sorta di mutuazione, portandosi sempre di più vicino alle posizione dell'autore.
Multimediale è il sistema di visualizzazione di oggetti digitali che utilizza contemporaneamente, e in forma coordinata, immagini fisse ed in movimento, testi, suoni, allo scopo di ottenere una rappresentazione delle informazioni efficace e accattivante. La novità non è soltanto nella possibilità di avere diversi oggetti per i diversi canali di ricezione umani (visivo, sonoro, testuale) ma l'opportunità per la prima volta della convergenza di codici diversi, con un unico supporto di registrazione e diffusione dell'informazione.
Il programma di creazione di contenuti multimediali consente di integrare processi come la creazione del messaggio, la sua trasmissione, la ricerca ed il recupero dei contenuti, la loro visualizzazione, l'eventuale stampa. Questa evoluzione tecnica è stata analizzata molto dal punto di vista economico (new economy) e tecnico, ma ancora poco dal punto di vista dell'autore e del lettore.
Secondo Jeanneret (Jeanneret and Ollivier 2004) ciò che è rilevante in questa evoluzione della scrittura è proprio la convergenza e l'integrazione di una serie di tecnologie avanzate, sviluppate separatamente:
i sistemi di trasmissione telematica (basati sui protocolli TCP-IP, le strutture dei dati HTML, i motori di ricerca Web, ecc.),
il trattamento informatico di testi, di immagini e di suoni secondo standard e protocolli definiti,
l'evoluzione delle infrastrutture informatiche (la miniaturizzazione, la lettura ottica, le nuove tecnologie applicate al processo editoriale),
l'evoluzione della cultura informatica, attuata soprattutto attraverso l'evoluzione delle interfaccie e di software amichevoli, basati sul Web e sull'ipertesto.
MacKenzie (1986) ha posto l'accento su come le variazioni di interpretazione di un testo nell'atto della lettura non dipendono solo dal lettore, ma anche dalle forme materiali attraverso cui il testo è trasmesso. Il suo messaggio è: "Forms effect meanings". Un altro autore, Chartier (1999), riprende questo concetto, indicando come un continuum ciclico la storia dell'evoluzione del libro dal rotolo di papiro, al codice romano, ed oggi al libro elettronico, assai simile di nuovo al papiro. L'attenzione al passato - secondo Chartier - è necessaria per la comprensione ed il controllo della attuale rivoluzione elettronica, e per un corretto inserimento di questa nella storia dell'Uomo.
La rappresentazione digitale dei testi, pur in questa interpretazione storicistica, modifica la condizione di questi: alla materialità del libro, si sostituisce l'immaterialità di testi digitali, privi di un luogo fisico specifico; ai rapporti di contiguità imposti dall'oggetto stampato, si oppone la libera composizione di frammenti di informazioni, manipolabili all'infinito. In questo contesto così profondamente mutato, il lettore diventa coautore; alla percezione immediata della totalità dell'opera, resa visibile dal libro come oggetto fisico che contiene l'opera stessa, si sostituisce ora una navigazione di lungo periodo in arcipelaghi testuali dai contorni in movimento continuo.
Il testo digitale è un nuovo oggetto fisico, fatto della sequenza di bit, anche se in realtà sembra non possedere alcun legame intrinseco con uno specifico supporto fisico. Un documento digitale contiene informazione codificata con un linguaggio convenzionale (bit, sistema binario basato su 0 e 1), memorizzata su un supporto materiale mobile (floppy disk, hard disk, compact disk) e destinata a durare nel tempo. Si tratta sempre di scrittura, se per tale intendiamo un insieme di segni riportati con qualsiasi mezzo e tecnica su un qualsiasi supporto, purchè tali segni possano essere compresi anche a distanza di tempo ed eventualmente con l'ausilio di mezzi meccanici (personal computer). L'informatica dà la possibilità di trattare un testo o come forma scritta o come immagine, a condizione che il lettore possa abbandonare le abitudini di lettura acquisite con il codice, per ritornare ai modi di fruizione del messaggio contenuto nel papiro.
La multimedialità crea quindi nuove forme di messaggi, ma nello stesso tempo evidenzia la continuità con il passato: la nota a più di pagina può essere vista come la prima forma di ipertesto, l'animazione multimediale può dirsi come una variante dell'immagine nella scrittura pittografica, la lettura dallo schermo del computer è simile alla lettura come veniva fatta dal rotolo su papiro. In una descrizione storica, la multimedialità riprende certe ricchezze di significati e metodologie perse obbligatoriamente nella storia.
Le caratteristiche quindi dell'editoria digitale sono: l'associazione di vari tipi di segni su diversi media, la non linearità dell'ipertesto, la materializzazione dell'oggetto digitale, e soprattutto l'interattività di letture e autore. La rivoluzione tecnologica ha portato grossi mutamenti dal punto di vista dell'autore e del lettore. Il tipo di supporto influenza, infatti, le modalità di presentazione del contenuto e, molto spesso, il contenuto stesso.
Le sequenze di bit possono soffrire di una facile falsificazione o di una perdita non voluta di informazioni. Senza adeguate misure preventive, un'alterazione potrebbe non lasciare tracce. Occorre quindi una soluzione che garantisca l'integrità nel tempo di un testo digitale (assenza di qualsiasi alterazione, contenuto non modificato, preservazione nel tempo) composta in un certo momento, da un determinato soggetto. Un documento digitale si può considerare documento riconoscibile quando il suo contenuto è identificabile con certezza, è immodificabile e può essere attribuito a un determinato autore a cui vengono garantiti i diritti di proprietà intellettuale.
Questo problema è il maggior ostacolo che ancora persiste alla piena diffusione dell'editoria digitale. Ogni documento ha associati diversi diritti e licenze di accesso. La grande facilità di manipolazione richiede attenzione a controllare problemi come la pirateria ed il plagio.
Non si è ancora infatti organizzata un'opera sistematica di autenticazione (garanzia di autenticità) e di preservazione (conservazione nel lungo periodo), simile a quelle funzioni svolte negli scriptoria medievali per il libro manoscritto. Il problema è organizzativo, poiché devono essere individuiti i centri responsabili di questa funzione, né può essere gestito da autori e lettori, attualmente attori principali nella pubblicazione in Internet. Il problema si pone, in forma esasperata, anche per le scritture a valore legale.
Non è solo il supporto che cambia, ma la produzione e riproduzione dei documenti ed il modo di lettura. In realtà ancora oggi abbiamo uno sfruttamento solo parziale delle attuali possibilità delle tecnologie informatiche.
Uno dei problemi riguarda la natura stessa del documento digitale. Lo stesso documento o opera può essere memorizzato su diversi supporti di memorizzazione e con differenti formati, con possibilità di conversione da uno all'altro formato. Altre volte invece, formati diversi contengono una diversa tipologia di informazione, poiché la conversione in un diverso formato può cambiare completamente la presentazione dell'opera ma non il suo messaggio. Possono essere una copia di un libro, di un video, di una registrazione sonora, di un testo o di un'immagine in Internet, di un manoscritto o di un dipinto: si parla ancora di copie, un termine che implica che l'entità di cui si tratta fa parte di un insieme di entità simili ma in realtà non si tratta più di riproduzioni ma di successivi downloading o scarichi del documento dalla rete.
Il documento può non avere una vita indipendente, ad esempio come un articolo in un periodico o una immagine in un libro. Documenti singoli possono essere raccolti in un insieme che di per sé è un'entità bibliografica: opere, edizioni, superopere. Cambiano nel documento digitale i concetti di relazioni parte/tutto, di sequenza nella pagina, per arrivare ad una granularità estrema di singole unità informazionali: pagine, indice, illustrazioni, ecc. che rompe i canoni del libro medievale arrivati fino ai nostri giorni.
Un documento tradizionale, ad esempio un libro, coincide con un oggetto fisico, ha una fine ed un principio e l'informazione che contiene è definita da questi; c'è quindi contiguità fisica nel libro. Invece un documento ipertestuale è instabile, dinamico e senza confini definiti se non l'architettura delle banche dati che lo contengono distribuite in rete. Differenti versioni del documento ipertestuale vengono create continuamente. I documenti ipertestuali, senza confini, dinamici, che crescono in continuazione e che si aggiornano in alcune parti hanno problemi di identità: non si può mantenere identità nel flusso. Il problema non è solo filosofico: quello che è difficile da definire è anche difficile da descrivere e quindi da organizzare. I metadata, elementi descrittivi sono incapsulati nei documenti stessi e tutti i documenti devono essere descritti in modo simile, prescindendo dal supporto, proprio per garantire l'integrazione e l'interattività funzionale di documenti dinamici.
In un'intervista al professor Roger Charter, studioso delle culture storiche, reperibile all'indirizzo web: <https://lastoria.unipv.it/dossier/introduzione.html>, nel libro on-line curato da Guido Abbattista e Andrea Zorzi, lo studioso sostiene che l'editoria digitale non solo comporta un'innovazione tecnica e un nuovo supporto di lettura, ma rappresenta un cambiamento di atteggiamento del lettore di fronte a un documento, poichè la lettura può essere sequenziale come nella forma cartacea, ma vi è anche la possibilità di seguire un percorso ipertestuale con vari rimandi a note, bibliografie, ecc.
Nel mondo moderno, accanto alla trasmissione tradizionale della conoscenza, che è strettamente correlata all'attuale sistema delle pubblicazioni anche in ambito digitale, appare il fenomeno nascente della creazione di una nuova conoscenza collaborativa che usa le possibilità di comunicazione della rete. Questa nuova conoscenza si basa sulla condivisione e sulla sua creazione collettiva della conoscenza, come lavoro continuamente in progress.
Le comunità di pratica potranno essere un ambito rivoluzionario per i nuovi sistemi di pubblicazione. Per la creazione di nuova conoscenza, le comunità di pratica si basano sui nuovi documenti digitali che sono destrutturati ed hanno nuovi significati ed una nuova semiotica. La comunità Open Source può essere portata a modello di questa tendenza. Questa controlla le regole che emergono dalle persone nella comunità: si può ottenere una buona reputazione, oppure altri prenderanno il controllo.
L' evoluzione dell'editoria digitale porta con se aspettative di costi di produzione più bassi e di velocità senza precedenti di diffusione dell'informazione oltre che di impatto sociale del messaggio della pubblicazione digitale. L'integrazione dei messaggi multimediali in un unico supporto conduce alla ricerca dell'esaustività, l'interattività della scrittura ipertestuale induce una riflessione sul modo di condivisione del sapere, e sull'organizzazione di unità informazionali ipertestuali.
Il primo fenomeno di questo rinnovato contesto tecnologico dell'editoria è quello che è stato chiamato information overload, sovrabbondanza di messaggi in cui è necessario trovare un filtro o un bandolo della matassa per uscire da un labirinto senza fine di informazioni di qualità varia in cui perdersi senza scampo. Un aspetto rilevante di questo fenomeno si può identificare nel rischio, già evidenziato da Platone per la diffusione della scrittura alfabetica, che una gran quantità d'informazioni a disposizione, non supportata da un'istruzione adeguata, avrebbe creato dei falsi sapienti.
References
Buckland, M. K. 1997. What is a 'document'? Journal of the American society for information science 48, no. 9: 804-809.
Bush, V. 1945. As we may think. The Atlantic monthly 176, no. 1: 101-108.
Jeanneret, Yves and Bruno Ollivier, eds. 2004. Les sciences de l'information et de la communication. Savoirs et pouvoirsermès. Hermes.
Kircz, Joost G. 1998. Modularity: The next form of scientific information presentation? Journal of documentation 54, no. March: 210-235.
Nelson, Theodor Holm. 1992. Literary machines 90.1: Il progetto xanadu. Padova: Muzzio.
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